Remove Before Flight

Un volo di trasferimento da Casale Monferrato a Thiene, un altro volo lungo che mi ha permesso di fare esperienza con la navigazione GPS.

Prima del volo si prepara l’aeroplano facendo carburante, i controlli esterni e prima di salire si toglie la copertura del tubo di pitot sulla quale c’è scritto appunto “Remove Before Flight”.

Decolliamo in direzione aeroporto di Thiene. In volo si chiacchiera un po’ e pilotiamo a turno, ci alterniamo facendo foto e video ad un paesaggio particolare: eravamo in volo tra uno strato di nuvole sotto e sopra! Dal tappeto di nuvole sotto di noi spuntavano tralicci e zone boschive “sarebbe bello avere la macchina fotografica” penso scattando qualche foto con lo smartphone. Dallo strato di nuvole superiore si intravedono raggi solari penetrare dai pochi spiragli.

Continuiamo il nostro volo, studio il programmino per la traccia GPS, guardo fuori, le nuvole si fanno sempre più spesse e improvvisamente ci ritroviamo in un corridoio bianco. “Magari siamo precipitati, siamo morti e questo è il paradiso” penso assecondando le mie paranoie. “No, impossibile. Io non andrò in paradiso!” ritorno improvvisamente alla realtà. Ma di nuovo “cos’è quella?” molto stranita. Una navicella spaziale appare sul radar. Silvio mi spiega che se esce l’aeroplanino, è un ultraleggero come il nostro, che può uscire quello di linea e se non lo identifica esce la navicella. “Wow, un oggetto volante non identificato!” rispondo con entusiasmo “ci saranno gli ufo?” inizio a pensare alle teorie di alcuni amici, ma diventa un pensiero troppo impegnativo e lascio perdere.

Il GPS segnala una zona paracadutismo “ma ci entriamo?” io un po’ preoccupata. “Certo, oggi non c’è attività”, “e tu come fai a saperlo?” sempre un po’ titubante. “Ho chiamato e ho chiesto!”. Non chiedo altro, ma la mente continua ad essere irrequieta, continuo a pensare a cose strane, tipo un botto fortissimo e noi che precipitiamo a causa di una collisione “e se ci cade addosso un paracadutista?” gliel’ho chiesto davvero. Non mi sembra di aver ricevuto una risposta. Non riesco a smettere di pensarci e mi rispondo da sola “lui si sfracella, precipitiamo anche noi e moriamo tutti, ma io non andrò in paradiso neanche questa volta!”. Finalmente la mente è tranquilla, ricontrollo il GPS, siamo arrivati. Silvio comunica il sottovento sinistro “ma non siamo in base dall’altra parte?”, “era per portarmi avanti, volevo essere il primo in atterraggio, invece atterra prima lui” guardando l’altro aeroplanino in circuito. In effetti avrei anche potuto stare in silenzio e non chiedere nulla, stava atterrando lui.

Atterriamo, andiamo nella zona di paracadutismo. Due ore dopo siamo di nuovo lì però tra le mie braccia c’è un cucciolo a pois morbidissimo che profuma di stalla e con le zampette paffute mi si aggrappa addosso e ho la sensazione che non voglia staccarsi mai più. Un cucciolo a pois, addosso, con una zampa tutta nera che sembra presa da un altro cane e attaccata lì per sbaglio, con delle orecchie piccole piccole e una coda cortissima che si muove velocemente. Un cucciolo a pois con una pancia enorme morbidissima “oh sì, è una femminuccia!” fa versetti strani, grufola. Un cucciolo a pois che grufola.

Cosa è successo in quelle due ore? Troppe cose per poterle raccontare qui, farò un racconto separato sul “dov’è il papà di questa piccolina?” “è andato al lavoro questa mattina!” e io da amante dei cani da pastore che lavorano mi sciolgo di fronte a questo patrimonio genetico!

Sono lì, con il cane a pois in braccio nella zona dei paracadutisti e stiamo per ridecollare, ma io devo fare la pipì! “Tieni” allungo la cucciola molle in braccio a Silvio e corro dietro l’hangar a cercare un posto. Bagni no, trovo un posto abbastanza riparato, su tre lati sono coperta, davanti non vedo nessuno “ma sì, faccio in fretta”. Il tempo di pensarlo e mi accordo dell’errore di valutazione. Avevo guardato attorno a me, ma sono in un aeroporto, l’unico posto dove avrei dovuto guardare? Sopra di me! “Se non mi muovo non mi vedono” arrivano uno dopo l’altro paracadutisti militari, io cerco di stare fermissima come quando faccio da figurante per i cani da soccorso. “Stai ferma e non ti vedono” continuo a ripetermelo, avevo già finito, ma non avevo il coraggio di muovermi. Sfrecciano sopra di me a neanche 50 metri dal suolo, mi vedono eccome! Mi ricompongo e corro (corro davvero) verso l’aeroplano, salgo mi riprendo il cucciolo con le orecchie piccole e mi chiudo dentro. Per fortuna nessuno di quei paracadutisti si avvicina al nostro aeroplano. Faccio altre riprese video consapevole che quei video militari con le colonne sonore da guerra, mi ricorderanno comunque il momento in cui guardo il cielo imbarazzata.

Chi è Rebef?

Una cucciolina di Lagorai arrivata in un momento particolare, dopo la perdita di Schumi l’anno scorso, Siri e Sam per anzianità quest’anno e la prematura scomparsa di Track, era il momento di un nuovo amico. Ci avevo pensato tanto, avevo già deciso di intraprendere questa nuova avventura, ma alcune questioni a casa mi avevano ostacolata momentaneamente. Per ogni cosa c’è il momento giusto, questo era il nostro.

Il ritorno in aereo l’ho dedicato alla ricerca del nome, pensavo ai nomi degli aerei, ai nomi delle vele di parapendio, a qualsiasi cosa a tema aeronautico e visto che “filetto fluido” non suona bene, ho optato per “Remove Before Flight” abbreviato REBEF. Un cucciolo in volo è abbastanza particolare ero anche preoccupata che potesse spaventarsi e avevo recuperato dell’ovatta per fare dei tappi per il rumore. Prima di mettere in moto le ho tappato le orecchie con le mani, ho lasciato andare poco alla volta per valutare la reazione. Assolutamente niente, mi si continuava ad accoccolare addosso, quindi niente tappi piccoli per orecchie piccole.

Se all’andata ero impegnata a fare foto e video alle nuvole, al ritorno concentrata sul nome, sui selfie, sul non farmi vomitare addosso. Non ha avuto neanche un po’ di nausea, forse perché non stavo pilotando io. Appiccicata a me ogni tanto guarda fuori con quegli occhietti scuri tendenti al grigio, ogni tanto fissa Silvio, lui le sorride e ci fa foto e video e l’aeroplano va storto (non è vero, è solo una mia preoccupazione con annessi pensieri catastrofici) per precauzione riprendo i comandi nel momento delle foto. Silvio mi lascia fare facendo finta che sia necessario, per gentilezza.

Le comunicazioni radio che nei primi voli mi davano fastidio sono ora un sottofondo che ascolto, captando solo ciò che mi interessa. Una in particolare cattura la mia attenzione “scusate, una domanda, il bar è aperto?” io e Silvio ci guardiamo e scoppiamo a ridere. In radio c’è un attimo di silenzio (imbarazzante) e poi una risposta di cortesia che neanche ricordo. “Chiedigli se vuole anche una pizza!” dico ridendo a Silvio.

Siamo arrivati a Casale, atterriamo, sono stanca e affamata (un’inspiegabile voglia di pizza), è quasi il tramonto, ho un cucciolo in braccio aggrappato addosso, un cucciolo molle e a pois, ha le orecchie piccole e la coda corta, è un cucciolo stupendo, è la mia Rebef!

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