Non credo nella sfiga – Capitolo 4

Sono una persona molto paziente, me ne ero accorta già da piccola in lavoretti creativi che richiedevano calma e tempo. Poi, non credo nella sfiga. In genere so aspettare, anzi mi controllo, mi tengo calma e aspetto, ma in profondità c’è una parte che aspetta il momento buono per esplodere.


Non credo nella sfiga – presentazione

Il racconto della mia casa diventata inagibile, le aspettative, i disagi, le difficoltà, la psicoterapia, il ricovero, l’impossibilità di trovare un’altra casa che accettasse cani, l’avvicinamento al pugilato e i miei due brevetti di volo durante tutto questo casino.


Con questa esperienza della casa ho scoperto una straordinaria capacità di autocontrollo. Giorno dopo giorno mi stupivo sempre di più della mia apparente indifferenza a tutti i problemi che continuavano a spuntare come funghi, a riprodursi, a rimanere lì irrisolti senza che io potessi farci nulla.

“Tutto ciò non può essere vero, uno di questi giorni mi sveglierò”. Ma ogni mattina al risveglio i problemi erano sempre lì, sempre più assurdi, sempre in aumento.

La condensa

La stufa continua a non funzionare, non viene nessuno per verificarne il funzionamento, dopo una settimana, il 7 dicembre 2020 inizia il capitolo condensa. Tutte le mattine inizio a svegliarmi con tutto il perimetro della casa (interno) completamente pieno d’acqua. Sembra umidità che cola dal tetto, lungo le pareti e si ferma per terra. I mobili nuovi e il letto sono completamente inzuppati.

Ogni mattina mi sveglio, metto fuori i cani, tolgo tutti i cassetti inferiori delle cassettiere, asciugo e rimetto a posto. Passa qualche giorno, la roba dei cassetti inferiori è da buttare, non mi ero accorta che l’acqua entrava anche nei cassetti (actioncam, Canon SX620 HS (si parla di 400 euro di fotocamera), qualche libro che ho recuperato, borse che inizialmente erano bagnate e poi hanno fatto la muffa, io purtroppo sono allergica alle muffe).

La segatura

Ogni mattina mi sveglio incazzata, metto fuori i cani, tolgo i cassetti vuoti, asciugo dentro, asciugo sotto, metto della segatura, vado al lavoro, torno alla sera e aspiro la segatura con il mio aspiratutto nuovissimo, rimetto i cassetti, vado a dormire e ripeto. Ben presto inizio a lasciare i cassetti più bassi direttamente in un angolo della casa (che in 40 metri quadri in tutto mi creavano parecchio fastidio!).

Nel frattempo i proprietari di casa avvisati del disagio, sottovalutano, perdono tempo, ignorano. Dopo dieci giorni chiamano un tecnico per un consulto telefonico per la questione condensa. La stufa continua a bloccarsi e pisciare acqua che puzza di bruciato. Gente che entra ed esce da casa anche quando io non ci sono, il gatto più sensibile e pauroso inizia a pisciare (anche lui) sui tappeti dei cani (tolto i tappeti, ho risolto il problema) il disagio rimane.

Inizio ad avere qualche difficoltà a gestire le emozioni, nervosa, agitata, inizio ad andare a correre anche alla sera tardi per potermi stancare talmente tanto da svenire nel letto e non pensare alla stufa che va e non va in pieno inverno, all’acqua in casa, al boiler che ricomincia a pisciare anche lui e al disagio del gatto, presto esteso a tutti gli animali!

Il termotecnico

Il proprietario di casa mi dice di aver parlato con il termotecnico, una figura professionale che non ho ben capito neanche oggi. Dice anche che la stufa è regolata troppo alta e produce umidità, consiglia quindi di abbassarla di qualche grado. “Sembra facile da risolvere questo problema!” penso fiduciosa. Consiglia anche di cambiare più spesso l’aria in casa, già lo facevo mattina e sera, inizio quindi a lasciare una finestra aperta giorno e notte in dicembre.

Il tecnico della stufa

Si presenta un tecnico della stufa con un amico al seguito, controlla, la programma con un computerino portatile, sembra disponibile, preparato e gentile, cerca di spiegarmi delle cose di cui non mi frega assolutamente niente e non memorizzo. Mi fa vedere come pulirla quando piscia acqua che puzza di bruciato e mi consiglia di alzarla di qualche grado per farla girare meglio.

Il piastrellista

Non c’era abbastanza gente in questa casina di quaranta metri quadri e invitiamo anche il piastrellista/ muratore/ tutto fare che aveva lasciato il bagno senza le piastrelle attorno alla finestra. Però di questo intervento ero contenta perché non avrei più bagnato il muro facendo la doccia!

Cerco di distrarmi con il volo in biposto in parapendio, martellando il bipostista anche in pandemia. Quel volo era un momento di serenità in mezzo a tanta follia. Non credo lo dimenticherò mai quel volo carico di emozioni che per un momento aveva riportato calma e silenzio in me! Pensandoci oggi, il momento preciso in cui sono diventata volo-dipendente è stato proprio quello, quando ho capito che poteva essere uno strumento utile a superare momenti difficili.

Finestre aperte giorno e notte in inverno?

Ogni mattina mi sveglio, meno incazzata perché la stufa sembra funzionare meglio e piscia meno, scendo dal letto a soppalco, guardo il pavimento bagnato e mi incazzo, metto fuori i cani, asciugo il pavimento con un mocio, metto la segatura, vado al lavoro, torno alla sera e aspiro la segatura, vado a dormire esaurita e ripeto. Le finestre devono stare aperte per far asciugare l’acqua sui pavimenti e sui muri, siamo a metà dicembre, ha nevicato e la stufa funziona ogni tanto.

Abbassando la stufa è aumentata incredibilmente la perdita di acqua sporca che puzzava di bruciato, prende fuoco qualcosa all’interno (un tubo squagliato), salta la corrente, fumo in tutta la casa con dentro tutti gli animali, è il 18 dicembre 2020, questo è solo l’inizio!

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