Esame di Volo

Felice, tanto, tantissimo! Sono abilitata al trasporto passeggero in aeroplano, dopo un esame stressante e difficile posso finalmente festeggiare questo grandissimo traguardo!

Gli Allievi ad oggi Piloti a tutti gli effetti sono: Giancarlo Baduino, Giovanni Cardaci, Lorenzo Cavallini, Daniele Giani, Federico Litia e Roberto Varda. L’esame più impegnativo lo hanno dovuto sostenere i due piloti già brevettati Maurizio Di Prisco e Jessica Pugliese, per superare e ottenere l’Abilitazione al Trasporto Passeggero; Un esame in volo molto più impegnativo, dove si richiede disinvoltura nel pilotaggio, precisione e sicurezza nelle manovre effettuate con la gestione del passeggero. I due candidati hanno eseguito con professionalità e sicurezza tutte le manovre richieste in fase di esame, stalli, volo lento, virate accentuate e simulazione di procedure di emergenza. Dal 21 marzo 2024 Maurizio e Jessica sono ora abilitati al trasporto di passeggeri. La pilota Jessica fa parte inoltre dello STAFF di Accademia nella gestione del sito: accademiadivoloblog.eu, ed è un Pilota inserito nel Coordinamento dei Volontari della Protezione Civile Sezione Aerea della Scuola.

Così riporta CasaleNews sull’articolo dedicato.

Non so bene da dove iniziare a raccontare questa straordinaria giornata. “Non so come farò a dormire perché sono troppo felice!” questo è stato uno degli ultimi messaggi. Iniziamo da qui: dalla fine di oggi. “Non chiudere gli occhi, guardami!” il Vale cercava di evitare che svenissi sul tavolo dopo una sola sambuca amplificata, forse, dell’antidolorifico per un mal di testa esplosivo e la stanchezza dello stress della giornata. Ok, ero decisamente provata, ma felice! L’ho già scritto che ero felice? Sì, lo ero, lo sono tutt’ora e lo sarò ancora per un po’ di giorni fino a smaltire questa carica.

“Ho messo su Facebook la foto di gruppo dell’esame!” mi scrive l’istruttore di volo. Guardo, sorrido, condivido, riguardo e risorrido. Non mi sembra vero! Invece è vero e tutto ciò come mi fa sentire? Felice, sì, l’ho gia scritto.

Adesso provo a mettere un po’ di ordine e raccontare dall’inizio da quando la sera prima ho puntato le tre sveglie, quando mi sono svegliata in anticipo controllando che ci fossero ancora tutte e tre, tutti gli incubi da ansia da “giorno prima degli esami”. Dopo una notte un po’ strana e non troppo rilassante, ho aperto gli occhi e il pensiero è stato “ma cosa ci vado a fare?”. Da un paio di giorni sapevo dell’esame, non lo so mai prima perché Silvio per non caricarmi di ansia non me lo dice, aveva fatto così anche l’altra volta. Questa volta però non lo ha fatto di proposito, l’esame era fissato per la settimana precedente, le piogge incessanti di questi giorni avevano reso la pista impraticabile ed era slittato.

Ore 6.45. Sono sveglia, ho più o meno dormito e devo andare a fare un esame di volo difficile. Tanto difficile, troppo difficile. L’ultima pianificazione di volo ero convinta di aver fatto tutto giusto ma non avevo calcolato bene l’altezza di una montagna. “Non sono pronta, cosa ci vado a fare?”. Poi lo so bene, io non mi sento mai pronta al 100% e non sono obbiettiva. Quindi con un po’ di fatica mi alzo, mi preparo, sistemo i miei cani, carico la Rebe sul furgone perché “lei viene con me, è un cane che vola, non può non esserci il giorno dell’esame biposto!”. Mi ritrovo in viaggio, prestissimo.

Ore 9.00. Un paio di ore dopo. Sono in aula e un discorso interessante cattura particolarmente la mia attenzione: “Oggi ci sono qui alcune persone che stanno chiedendo una licenza per uccidersi!”… la mia curiosità aumenta. “Ma altri due…” e butta un occhio a me e Maurizio e continua la frase: “altri due, sono qui per chiedere una licenza per uccidere delle persone!”. Il discorso non fa una piega. Sento un peso enorme, lo stesso peso che ho sentito ogni volta che qualcuno fino a quel momento mi ha detto: “quando avrai il brevetto biposto, mi porterai?”. Il peso della responsabilità. L’ho detto più volte che non mi piacciono le responsabilità e anche in questo caso ne ho l’ennesima conferma.

“Cosa volete fare nella vita?” chiede l’esaminatore rivolgendosi ai due ragazzi giovanissimi (diciassettenni) e mentre rispondono motivando le loro aspirazioni io mi distraggo un attimo perdendomi tra le mie riflessioni: “se lo chiede a me, non lo so. A me piace volare. Cosa voglio fare? Volare! Forse però è riduttivo. Quindi cos’altro gli dico? Cos’altro mi piace fare? Volare in parapendio. E poi? Prendere a pugni le persone, ma questo forse non glielo posso dire. Ok, ho deciso che se lo chiede anche a me, risponderò semplicemente che voglio volare!”. Non lo ha chiesto a tutti per fortuna, così mi sono tolta il primo pensiero.

L’esame teorico inizia e dopo un paio di ore ci ritroviamo tutti accanto agli aeroplani per le ispezioni pre-volo. In questo spazio temporale ci sono state anche delle conversazioni interessanti tra noi due aspiranti Piloti biposto. Confronti su difficoltà e paure, idee su come approntare eventuali situazioni difficili nella prova pratica “se fa finta di toccare in giro tieni pronta la gomitata” e io già frizzante bisbiglio “a me piace prendere a pugni!” e Maurizio mi giarda serio e si allontana un po’ dalla mia sedia prendendomi in giro. Continuiamo a parlare di volo e dopo un attimo mi chiede perché ho iniziato…

Racconto che durante la pandemia il poco lavoro (quel poco bloccato) mi aveva donato molto tempo libero (oltre alla possibilità di riprendere il vecchio lavoro di grafica). Questo è stato ciò che mi ha permesso di avvicinarmi alla Scuola di Volo, perché se fosse capitato in un altro periodo, forse non mi sarei ritagliata il tempo di provare il volo in ultraleggero! Ovviamente dal primo volo con Silvio poi non ci siamo più fermati. Dopo dieci minuti di monologo Maurizio mi guarda e mi dice: “ah, io chiedevo come mai hai iniziato con il pugilato” ok è stato lì ad ascoltarmi per gentilezza fino alla fine, la storia dell’inizio del pugilato è molto lunga e non voglio annoiarlo per altri dieci minuti. Il riassunto più riassunto che mi è venuto: casa sfigata (di cui c’è il racconto non ancora ultimato), io che mi sento impazzire e ho il desiderio di compiere azioni illegali, non posso perché mi serve il nullaosta per volare e quindi cerco uno sfogo. In effetti la storia dell’inizio del pugilato merita un bel capitolo tutto per sé; provvederò!

Ore 11.30. Lunga ispezione degli aeroplani, controllo il livello dell’olio del Coavio, tutti i bulloni, tutte le cose attorno al motore a posto, ispezione accurata delle ali e del carrello. “Controlliamo l’olio?” mi chiede l’esaminatore. Un po’ impacciata, passo dall’altro lato, tolgo il tappo, sto per appoggiarlo sopra in un punto a caso “No, no!” decido volontariamente di appoggiare il tappo sul tappetino interno del Coavio! “Meglio!” mi dice sottovoce. Appoggio l’astina a scolare, pulisco, giro l’elica, sento il gorgoglio e torno verso il serbatoio dell’olio per pulire l’astina e controllare il livello. Fatto, richiudo.

Ore 12.30 (circa). Iniziano gli esami, ovviamente i biposto saranno gli ultimi, è già la una passata, ho già divorato mezza macchinetta, facendo un’ipotesi potrei andare in volo verso le 16.00. “Quando manca?” inizio a stressare Silvio ripetendo la domanda durante il pomeriggio e più o meno intorno alle 17.00 finalmente è il mio turno.

Nel frattempo è arrivato a sorpresa il Vale, abbiamo chiacchierato un po’, poi sono stata a giocare con la Rebe nel prato dietro nell’erba alta. Ho mangiato altre cose della macchinetta, ho sbadigliato una quantità esagerata di volte, ho ripetuto che ero stufa, ho richiesto ancora “quanto manca?”. La Rebe ha imparato a fare i tuffi nell’erba secca alta, le piace un casino!

Ore 16.30 (circa). Tocca me. Tocca me! “Che ci sono venuta a fare?” continuo a pensare. Rifacciamo l’ispezione esterna del Coavio e poi accompagno l’esaminatore a sedersi facendo attenzione che non si avvicini all’elica, controllo che allacci le cinture e che chiuda bene la porta, con una spiegazione minima di dove si può appoggiare per sistemarsi. “Non posso trattarlo da incompetente!” penso tra me e me “invece devo, perché vuole vedere come gestisco il passeggero…” continuano le riflessioni mentre io faccio i controlli pre-volo lui allunga le mani sugli strumenti davanti, io lo controllo ma smette e non dico nulla. “Per fortuna ha smesso, non volevo dirgli di tenere le mani ferme!” continuo a riflettere “e invece devi farlo!” non mi do pace, non riesco a capire come comportarmi. “Al passeggero spiegherò che non deve appoggiare i piedi sulla pedaliera, che il comando mi serve libero e che non deve toccare nulla!” credo di essermi salvata.

Uso la checklist, faccio i controlli, metto in moto il Coavio senza problemi e comunico che sto per rullare. “Che ci sono venuta a fare oggi?” continuo. Il rullaggio tutto tranquillo, mi sto per fermare in un punto ma sento una buca nel terreno e vado un po’ più avanti. Troppo avanti, ma mi fermo e metto il freno. Qualche minuto dopo la temperatura dell’olio è sopra i 50° e faccio le prove motore. Non sto più a parlare a voce alta, temo qualche domanda extra. Comunico che mi sposto in pista e mi allineo. Ultimi controlli, pronta. “Casale Radio IA418 allineato decollo 18”. Vado, tutto motore, decisa, sollevo il ruotino, corre ma ci mette più del solito a raggiungere gli 80km/h per il decollo. Forse è solo una mia impressione, occhiata agli strumenti è tutto corretto. 78 e si stacca da solo, lo accompagno tenendo tutti i parametri di velocità. “Adesso devo cercare di fare del mio meglio e atterrare bene!” continuano le mie riflessioni sentendo di nuovo il peso della responsabilità.

Mi chiede di andare nella zona che avevamo stabilito per fare le manovre. Non ero certissima della zona, vado “più o meno” dove avevo capito, non volevo richiedere conferma. Non so se è andata bene così o se non mi ha corretta, abbiamo iniziato con gli esercizi.

Virate, mi ha chiesto di virare in direzione di una prua specifica, non mi viene ancora naturale, ci devo pensare quell’attimo, ma sono stata abbastanza pronta. A parte la prima che ho scelto il lato sbagliato e abbiamo fatto “girogirotondo!” e il commento dopo i 180° gradi è stato “Continua che prima o poi ci arriviamo, hai solo scelto il lato sbagliato!”.

Continuiamo con gli esercizi, decisamente meglio, tranne la virata a destra che mi crea difficoltà quando riporto l’aeroplano piatto. Scoordinata, la pallina fuori. Non ho mai fatto questo disastro con la virata a destra. Mi innervosisco un pochino, me la fa riprovare, un po’ meglio ma non bene come a sinistra. Passiamo all’esercizio successivo: “Fammi uno stallo!”. Attimo di silenzio. Sapevo che avrei dovuto farlo però non mi fa stare tranquilla. Mi sposto e inizio a togliere motore. Tolgo, tolgo e sostengo, tolgo e sostengo e tiro indietro bene il comando. Attimo di silenzio mio, suo e del Coavio e stalla. Giù dritto lo recupero senza difficoltà. “Bene era molto tranquillo, ne facciamo un altro?”. Non so perché, ma me lo aspettavo. Mi rimetto in posizione, tolgo e sostengo, tolgo e sostengo, inizio a cabrare e “dai su bene!” vado decisa e stalla in modo altrettanto deciso buttando giù un pochino l’ala sinistra. Mi concentro “comando in centro, comando in centro, solo i piedi” me lo ripeto di continuo e lo recupero molto bene. “Oh, questo era uno stallo!”. Mi sento di nuovo frizzante e da questo momento inizio a volare molto meglio.

Proviamo altri esercizi, il volo lento in cui mi sono dovuta impegnare tanto e dopo tutti questi spostamenti e giri ecco ciò che più mi manda in crisi: “adesso che ci siamo spostati e abbiamo girato un po’, riportami in aeroporto!”. La prova di orientamento a vista. Forse è il mio giorno fortunato, un attimo prima dello stallo avevo tenuto d’occhio l’inizio del sottovento sinistro 36, poi avevamo dato le spalle, ci ragiono un attimo e temporeggio mentre guardo in giro e inizio a spostarmi nella direzione che credevo giusta. “A questo punto, se fossi stata qui da sola, avrei acceso il GPS!” gli dico per mascherare la mia preoccupazione. Sono nella direzione che credevo giusta “riconosci qualcosa?” mi chiede. “Sì, quello è un Fiume!” e tiro un sospiro di sollievo. “Che fiume sarà mai?” scherzosamente… “Il Po! E quella là è l’autostrada, l’atterraggio è davanti a noi!” affermo in modo abbastanza convinto, ma non vedevo ancora la pista. Cerco, cerco, cerco. “Ecco, vedo la pista!”.

Ci prepariamo all’ultimo esercizio, la simulata di piantata motore. Mi dice che posso farla sopra il campo. Mi porto sul campo, comunicando nel modo giusto via radio la mia direzione! Mi sento sicura e sono contenta che tutto ciò sta per finire.

Arriva il momento, via il motore. Silenzio mio, suo e del Coavio. Di nuovo, che silenzio difficile. Inizio ad allargarmi, mi sposto, controllo i parametri, gestisco l’atterraggio in planata come l’ho fatto tantissime altre volte. Mi accorgo di aver sottovalutato il vento forte e in finale sono posizionata bene, avanzo, in pista ci sto. Il vento mi blocca, la velocità scende, devo abbassare il muso! Ora sono in direzione della rete, la velocità va bene, ma la traiettoria non è corretta. La rete si avvicina, so che non ci arrivo, ma aspetto ancora un attimo. Lui non dice niente e non muove un muscolo. La rete ora la vedo molto bene! “Devo usare il motore, non ci arrivo!” gli dico decisa, convita che mi sarebbe costata la bocciatura. “Usalo allora!” ricomincio a respirare e siamo di nuovo in volo in salita per una riattaccata all’ultimo secondo. Che coraggio che hanno gli esaminatori, che lavoro difficile che fanno. Che sangue freddo! Non aveva mosso un muscolo.

Ripetiamo e riesco a fare un atterraggio, non perfetto perché ero bassa di velocità quindi quando ho raccordato è “affondato”, ma per fortuna ho raccordato bene e non è stato troppo pesante. Felice, respiro, chiacchiero e libero la pista.

Spegnimento del motore seguendo sempre la checklist e senza errori. Mi fa il resoconto dell’esame pratico e mi lascia in sospeso. Chi era a terra ed ha sentito mi ha detto che ero stata promossa, io qualche dubbio lo avevo… Silvio continuava a dire che ero passata. Passata o no, ho fatto del mio meglio ed è stato un bellissimo volo. Inizio a rilassarmi aspettando di sapere qualcosa di definitivo.

Ore 18.30. In aula discutiamo degli errori di tutti, ci fa qualche domanda, ci contesta di non aver informato il passeggero di come abbandonare velocemente il velivolo in caso di guasto al motore e un atterraggio di emergenza. Vero, non lo avevo fatto! Quindi sono promossa o no? Non lo so. Mi fa male la testa, tanto e sono stanca, tanto. Passano ancora molti minuti in aula. Finalmente arriva la frase tanto attesa: “Vi comunico che siete passa tutti!”. Sento il corpo rilassarsi e il mal di testa aumentare e una fortissima incredibile felicità esplodere dentro! Vorrei correre, ma tanto non ne ho le forze, non mi muovo, respiro, e mi godo questo momento. “Ce l’ho fatta! Davvero!” è l’unica cosa che mi gira in testa insieme al male.

Felice, tanto, tantissimo! L’ho già scritto?

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